Migliorare la qualità della vita nei quartieri fragili attraverso il welfare generativo

I quartieri perimetrali di Torino rappresentano un grande potenziale di rigenerazione per la città, per le caratteristiche di sperimentazione di nuove pratiche sociali, fermento creativo che li attraversa in campo culturale, multiculturalità da trasformare in forza attrattiva, libertà offerte dai vuoti urbani e dagli edifici in abbandono, per le tracce della storia industriale ancora non valorizzata a pieno attraverso il suo patrimonio architettonico.

Non va dimenticata, inoltre, la rilevanza strategica che queste aree assumono come cerniera per altri comuni della Città Metropolitana e primo approdo a Torino per chi arriva da altre regioni.

Tuttavia, la pianificazione urbanistica degli anni più recenti ha sofferto di una battuta d’arresto dettata dall’interruzione di azioni politiche e piani di finanziamento che avevano impresso un forte cambiamento nelle dinamiche territoriali. Il Piano Speciale Periferie e il Programma UBAN hanno avuto il merito di agire su più livelli rispetto alla rigenerazione urbana delle aree su cui insistevano, non solo dal punto di vista architettonico, ma anche da quello sociale e di facilitazione all’imprenditoria locale, in particolare giovanile e femminile.

Una politica cittadina che voglia far leva su questi quartieri (in particolare Barriera, Aurora, Falchera, Borgo Vittoria e Mirafiori, tutti accomunati dalla storia postindustriale, seppur con le dovute differenze) non può prescindere da un approccio olistico alla trasformazione dei luoghi, in cui ogni elemento del tessuto cittadino concorre al suo sviluppo (urbanistico, sociale, culturale, economico). D’altra parte, gli indirizzi che provengono dalle politiche europee (New European Bauhaus), così come dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, vanno tutti nella direzione dell’incoraggiamento alla cooperazione tra realtà che concorrano alla sostenibilità a partire da una forte sinergia tra sfera sociale e culturale. In conseguenza di questa prospettiva, anche gli enti privati che concorrono a finanziare le grandi trasformazioni cittadine, come le fondazioni bancarie (v. linee programmatiche 2021 – 2024 della Compagnia di San Paolo “Cultura, Persone, Pianeta”) o i grandi investitori (v. il progetto “TOward2030. What are you doing?” della Lavazza), orientano le proprie azioni attraverso una griglia valoriale che pone al centro quegli stessi obiettivi e indirizzi.

A livello internazionale, i paesi nordici sono ormai inclini ad adottare tra i parametri di crescita l’indice di felicità dei cittadini, la capacità da parte delle politiche di stimolare una cittadinanza attiva in grado di ritornare al territorio come capitale sociale e umano. Allo stesso tempo, le agende delle città europee divenute attrattive per migliaia di giovani talenti negli ultimi anni basano il proprio marketing territoriale sulla Wilkommenskultur d’impostazione tedesca, dunque la valorizzazione della migrazione attraverso servizi di facilitazione e ammortizzatori sociali per i nuovi cittadini, e il contrasto alla solitudine, che in tempi di pandemia e postpandemia assumerà sempre più importanza.

Vivere in quartieri con la possibilità di avere a disposizione a poca distanza dalla propria abitazione tutti i servizi necessari alla quotidianità, essendo connessi alla vita della propria comunità di riferimento e con un’offerta di qualità dedicata al tempo libero dovrebbe essere diritto di ogni cittadino. Il modello francese della città dei 15 minuti è particolarmente calzante per le nostre aree perimetrali, intese troppo spesso come quartieri dormitorio, laddove andrebbe capillarmente incoraggiata un’eterogeneità delle imprese, degli esercizi commerciali e dei modelli abitativi e di fruizione degli spazi pubblici, ma anche dei centri culturali e dei luoghi di aggregazione. Per far sì che tutto questo accada è necessario il concorso delle politiche urbanistiche, di quelle sociali e di quelle culturali e scolastiche in un’ottica di welfare generativo, che restituisca gli investimenti in nuovo capitale sociale che diventi stabile in territori troppo spesso in balia di comunità temporanee.

La base di questo programma è da costruirsi sul contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, su un’offerta culturale inclusiva e di prossimità, su un accesso trasparente a tutte le risorse e le opportunità offerte dal territorio, sulla valorizzazione del patrimonio immobiliare disabitato e/o in degrado, sull’incoraggiamento di pratiche di mutuo soccorso tra gli abitanti.

A partire da queste considerazioni, è possibile individuare alcune azioni principali per favorire un miglioramento dei coordinamenti locali e un reale ascolto dei bisogni dei cittadini, in vista del nuovo settennato dei fondi europei e delle opportunità derivanti dal Recovery Fund.  In questo senso, è auspicabile che i cantieri progettuali vengano sviluppati attraverso una convinta sinergia tra assessorati diversi, che possano individuare più fonti di finanziamento sulla base dei singoli obiettivi operativi. Inoltre, sono valutabili soluzioni come quella adottata dal Comune di Bologna con l’istituzione della Fondazione per l’Innovazione Urbana, che si pone come centro di analisi, comunicazione, elaborazione e co-produzione sulle trasformazioni urbane, avvantaggiandosi anche delle risorse messe in campo da prestigiosi istituti di formazione e grandi gruppi di investimento. Infine, è sempre più frequente l’attivazione di campagne di crowdfunding su piccole azioni specifiche dall’alto potenziale di coinvolgimento della cittadinanza.

 

Nello specifico, gli ambiti interessati dalla messa a sistema di tutte queste energie sono riassumibili come segue:

trasparenza delle risorse al servizio al cittadino e partecipazione attiva alla progettazione pubblica aperta al contributo di tutti e tutte

(CITTADINANZA E OPEN GOVERNMENT | CANTIERE 1)

riappropriazione del territorio come spazio di socialità in sicurezza e permeabilità tra spazio privato destinato all’abitazione e spazio pubblico in cui ritrovare una dimensione di comunità

(SPAZIO URBANO CONDIVISO | CANTIERE 2)

educazione alla cittadinanza attiva in un’ottica di life long learning e valorizzazione del patrimonio culturale urbano materiale e immateriale

(DISTRETTO CULTURALE DIFFUSO | CANTIERE 3)

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